passato

Perché un cinema a Brissago?

Agli inizi degli Anni 50, il giovane parroco Don Annibale Berla, appoggiato da Monsignor Leber, lancia l’idea della costruzione di una sala cinematografica a Brissago. L’iniziativa viene portata avanti tramite l’Opera Fondazione Juvenilia (in mano esclusivamente al prevosto), i cui scopi sono: „Procurare alla fanciullezza ed alla gioventù di Brissago una formazione, istruzione ed educazione in senso cristiano, favorendo specialmente l’aspetto ricreativo improntato a norme di assoluta moralità, in senso cattolico“. Il terreno sul quale si intende costruire il cinema, appartiene alla Prebenda prepositurale. Il parroco fa domanda al Vicario generale della Curia per un trapasso del terreno dalla Prebenda alla Fondazione Juvenilia. La Prebenda prepositurale vende quindi il terreno all’Opera Fondazione Juvenilia. Nel 1956, la Autocinésonoro S.A. di Lugano fa domanda al Comune per la costruzione di una sala cinematografica. Vengono fatti i passi (richiesta all’Ufficio federale del registro di commercio) per costituire la Fondazione „Cinema Brissago“, e per il suo riconoscimento come fondazione ecclesiastica. La richiesta però viene respinta. La costruzione della sala viene portata a termine verso la fine di aprile del 1958. Il mese di settembre, però, i proiettori non sono ancora stati consegnati. Il 29 ottobre 1958 avviene finalmente la consegna delle macchine del valore di 25’000 franchi. L’apertura del cinema ha luogo alla fine del 1958.

Il progetto

Il progetto del Cinema Arlecchino è stato affidato all’architetto Luigi Chiesa di Massagno, che ha iniziato ad interessarsi a quest’opera a partire dal 1954. La versione definitiva è del novembre del 1956. Le tavole furono disegnate da Alex Huber (1931-1998), giovane architetto che avrebbe poi avuto una brillante carriera. Il progetto del cinema prevedeva 200 posti per un costo preventivato di 108’000 franchi. Il costo finale ammonterà a 234’000 franchi. La struttura è in cemento armato. Il cinematografo ha pianta trapezoidale, è parallelo alla strada dalla quale ha accesso, e rispetto ad essa presenta l’entrata al foyer sulla destra e l’uscita di sicurezza sulla sinistra, dalla sala di proiezione; l’accesso alla sala dal foyer avviene attraverso un vomitorio a rampa, i servizi sono collocati tra il foyer e la sala e la soletta inclinata di copertura del foyer fa da galleria della sala. La decorazione della sala presenta dei triangoli bianchi in rilievo sulle pareti laterali, che sembrano avere anche una funzione pratica legata all’acustica. La sala è arredata con delle poltrone dalla ditta Verusia S.A. Buttes fornite in data 16 giugno 1958.

A lato dell’ingresso si nota un rivestimento di mattoni di cotto che si estende dall’entrata a tutta la parete destra del foyer, impreziosito da un gioco di mattoni sporgenti disposti a formare dei disegni intorno a vani destinati al passaggio dell’aria calda per l’ambiente, veicolata in un vano interno al muro. Sopra il muro di mattoni del foyer si apre una finestra a nastro che ne abbraccia tutta l’ampiezza con l’eccezione delle due travi di cemento armato che si incastrano sui muri ai due lati del vomitorio. Nel foyer, il banco bar rivestito di legno chiaro su sottili gambe di metallo pitturate di nero riprende tipici modelli degli anni ’50 ed è stato progettato dallo stesso architetto Chiesa. Il pavimento del foyer è composto da una copertura in mosaico tipo Palladiana. L’edificio è stato dotato di due opere di arte contemporanea dell’artista Nag Arnoldi incaricato di realizzare, nel 1958, un Arlecchino in ferro e alluminio anodizzato, murato sulla parete esterna sopra l’ingresso, e un basso rilievo verticale per il foyer.

 

La costruzione

I lavori di muratura sono stati effettuati dalla ditta dell’impresario Emilio Branca Brissago. Le decorazioni a gradoni aperti in gesso armato sono state effettuate dalla ditta A.Cantoni di Lugano.

 

Il significato storico-culturale del Cinema Arlecchino per la Comunità di Brissago L’architetto Luigi Chiesa

Architetto Luigi Chiesa (1928-1999).
Il suo studio di Massagno fu uno dei più importanti nel Ticino alla fine degli anni ’50 e negli anni ’60, con diversi grandi lavori nel centro di Lugano, quali la sede della Banca popolare svizzera (in seguito trasformata completamente) e i Grandi magazzini Innovazione in piazza Dante (anch’essi trasformati).